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[…] è una parola per me così difficile da scandire. Da ammettere. Un sasso che raccogliendo nel suo rotolare il peso dei ricordi del vissuto finisce sullo stomaco e a volte tocca terra. […] E le fini possono essere tra loro molto diverse. Accompagnate, sbattute, socchiuse, incomplete, silenziose, profonde, di sottofondo. Non è forse la fine insita in ogni cosa da quand’essa nasce? Fibra cucita all’inizio di ogni cosa che è? (e che indispensabilmente non sarà più?) Silenzio che attende, paziente, sopra ogni cosa, di calarsi e spegnere?

(Questa mattina era tutto molto silenzioso)

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